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La pace dei Giusti!

Posted on 15 Dicembre 202223 Gennaio 2025 by sikeloi

Secondo un’antica leggenda ebraica riportata nel Talmud, «Ci sono almeno 36 uomini giusti in ogni generazione che manifestano di contenere la Shekhinah. È scritto, felici coloro che attendono Lui», ogni generazione si reggerebbe su 36 uomini giusti, i lamedvavnikim, persone semplici che agirebbero allorché su Israele incombesse una minaccia, per poi sparire ed essere sostituiti da altri, alla loro morte: «Al passaggio della bufera l’empio cessa di essere, ma il giusto resterà saldo per sempre» (Proverbi 10, 25).

«Io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un posto e un nome migliore che ai figli e alle figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato» (Isaia 56,5).
Al 1953 risale l’istituzione di Yad Vashem, letteralmente “un monumento e un nome”, l’Ente Nazionale per la Memoria della Shoah che ha «il compito di documentare e tramandare la storia del popolo ebraico durante la Shoah, preservando la memoria di ognuna delle sei milioni di vittime per mezzo dei suoi archivi, della biblioteca, della Scuola e dei musei. Ha inoltre il compito di ricordare i Giusti fra le Nazioni, che rischiarono le loro vite per aiutare gli ebrei durante la Shoah».
A partire dal 1963, una speciale commissione guidata da un membro della Corte Suprema Israeliana conferisce il titolo di “Giusti fra le Nazioni” ai non ebrei che, disinteressatamente, rischiarono le loro vite per salvare ebrei durante la Shoah. Il loro nome viene iscritto nel Giardino dei Giusti presso il museo Yad Vashem di Gerusalemme e ad essi è dedicata la piantumazione di un albero che, nella tradizione ebraica, esprime il desiderio di ricordare in eterno una persona cara.
Tra i 766 italiani riconosciuti Giusti al primo gennaio del 2022, su oltre ventottomila a livello globale, nomi noti sono quelli del medico Carlo Angela, padre del giornalista televisivo Piero Angela recentemente scomparso, a cui l’onorificenza fu conferita nel 2001 e le cui buone azioni rimasero volutamente celate per circa mezzo secolo; il ciclista Gino Bartali, riconosciuto Giusto fra le Nazioni nel 2013, per aver segretamente ospitato una famiglia ebrea in una cantina di sua proprietà e per aver trasportato documenti per la falsificazione di documenti, nascondendoli nel telaio della sua bicicletta; il commerciante Giorgio Perlasca che, spacciandosi per console generale spagnolo a Budapest, riuscì a salvare oltre cinquemila ebrei ungheresi, venendo riconosciuto Giusto fra le Nazioni nel 1989, tre anni prima della sua morte.

Tra i tanti, tantissimi Giusti, va menzionato il nome di un grande e, per quasi sessant’anni, sconosciuto siciliano di Favara, Calogero Marrone, la cui storia acquisì notorietà a partire soltanto dalla fine del 2002, dopo la pubblicazione del libro di Franco Giannantoni e Ibio Paolucci, edito da Arterigere, dall’emblematico titolo “Un eroe dimenticato”.
Nato nel 1889, trovò inizialmente impiego al Comune di Favara come segretario della Sezione Combattenti e Reduci della Prima Guerra Mondiale.
Scontati anche alcuni mesi di prigione per essersi rifiutato di iscriversi al Partito Nazionale Fascista, nel 1931 vinse un concorso per applicato comunale a Varese, dove si trasferì insieme a tutta la famiglia, la moglie Giuseppina e i loro quattro figli Brigida, Filippa, Domenico e Salvatore.
Dopo alcuni anni, grazie alle sue capacità professionali e alle sue qualità umane, venne nominato capo dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Varese, posizione che gli consentì di rilasciare centinaia di documenti falsi in favore soprattutto di perseguitati ebrei giunti a Varese dopo l’occupazione tedesca dell’Italia, l’8 settembre del 1943.
Segretamente denunziato da un delatore e sebbene fosse stato informato da Don Luigi Locatelli della Basilica di San Vittore, in contatto col Comitato di Liberazione Nazionale, dell’imminente arresto da parte delle Schutzstaffel tedesche, rinunciò a una possibile fuga verso la Svizzera per evitare ritorsioni nei confronti dei suoi familiari.
Arrestato il 7 gennaio del 1944, venne inizialmente rinchiuso nel carcere giudiziario di Miogni, a Varese, dove venne torturato. Trasferito da un carcere all’altro, passò anche dal campo di transito di Bolzano, nel quartiere Gries-San Quirino, per arrivare infine al campo di concentramento di Dachau, in Baviera, dove morirà il 15 febbraio del 1945, ufficialmente di tifo.

Il 21 ottobre del 2012, Yad Vashem riconobbe a Calogero Marrone la sua 10361-esima onorificenza di Giusto fra le Nazioni!

A N T U D U !
(alla siciliana, come mi hanno insegnato Pippo Scianò e Corrado Mirto, con la U finale al posto della O, espressione formalmente inesatta ma più vera e vicina al modo di esprimersi di un popolo fiero nei secoli, ma forse un po’ digiuno di Latino!)

Categoria: Blog

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