Il professor Corrado Mirto, ‘u ziu come lo chiamava affettuosamente Giovanni Basile, mi raccontava un giorno a Modica, tra un morso di pizza e un sorso di birra, di come, ancora fino agli anni quaranta e cinquanta del Novecento, le persone si alzassero in piedi, nei teatri siciliani, all’avvio della cabaletta Suoni la tromba, e intrepido, in versione riadattata da I Puritani di Vincenzo Bellini, riconosciuta come vero e proprio inno nazionale siciliano.
Raccontarlo oggi … fa quasi ridere!
Ma è la stessa consapevolezza della nostra storia e della nostra identità, del resto, ad essere andata perduta, ad essere stata cancellata.
La versione non commerciale sotto riportata col testo a seguire, tratta da una realizzazione del vecchio Fronte Nazionale Siciliano di Pippo Scianò e Corrado Mirto, di cui mi onoro di essere stato parte attiva e militante, è interpretata da:
Fabrizio Corona, tenore
Marta Favarò, soprano
Francesca Ferreri, soprano
Roberta Scalavino, soprano
Pietro Grifò, pianoforte
L’originario avvio della seconda strofa:
Contro gli italici tiranni
nemici di nostra terra
fu nel tempo modificato in:
Contro ogni tirannide
nemica di nostra terra
per ovvi e comprensibili motivi di opportunità!
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Sicilia!
Per la Sicilia, intrepido
io pugnerò da forte
bello è affrontar la morte
gridando libertà!
Contro ogni tirannide
nemica di nostra terra
ognun le armi afferra
gridando libertà.
Sicilia!
Bello è affrontar la morte
gridando libertà!
L’oppresso nostro Popolo
quest’oggi si ridesta
e leva alfin la testa
gridando libertà!
Vogliam che in terra libera
vivan le nostre genti
sorgano voci ardenti
gridando libertá!
Sicilia!
Bello è affrontar la morte
gridando libertà!
Al suon dei bronzi indomiti
dei nostri templi santi
leviamo in alto i canti
Sicilia e Libertà!
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