Una ventina d’anni orsono, nella mia città, fece capolino la figura minuta, scarnita, di un mendicante straniero con cappellino e barba scura, si sarebbe saputo poi che era rumeno, che si appostava a qualche semaforo del centro città per chiedere un piccolo aiuto agli automobilisti di passaggio.
La cosa che immediatamente colpiva era il suo estremo garbo, quasi titubanza, il suo non essere mai insistente e il ringraziare sempre, a mani conserte, sia che ricevesse l’obolo, sia che venisse più o meno educatamente allontanato.
Così tanto stridenti erano talvolta la sua educazione e la sua gentilezza in confronto allo sgarbo ricevuto, da fare inizialmente ritenere, non potevano esserci dubbi, che egli addirittura prendesse in giro le persone, … ca ‘i pigghiassi pp’ ‘o culu …, forse addirittura che le insultasse nella sua sconosciuta lingua!
Questo in tanti, credo, pensammo all’inizio. E non poteva esserci nulla di cui essere biasimati, per carità, non sarebbe stato il primo caso e neppure l’ultimo.
Ma la ricorrenza del suo comportamento, lo sguardo buono, la delicatezza dei gesti, la loro trasparente umiltà e sincerità, fecero ben presto comprendere che si trattava effettivamente di una persona gentile e perbene.
Inizialmente sempre nelle parti centrali della città, andò via via spostandosi più ai margini, passando dapprima per l’incrocio tra Via Archimede e Viale dei Platani, al semaforo poco sotto la caserma dei Vigili del Fuoco, per arrivare infine nell’assoluta periferia di Via Ettore Fieramosca, all’incrocio con la Via Germania, piazzandosi al semaforo davanti l’ingresso della Clinica del Mediterraneo.
Probabilmente un’evoluzione basata sulle diverse opportunità di guadagno, lungo una strada d’ingresso o d’uscita dalla città, caratterizzata per tutto il giorno da un traffico importante.
Ma i modi rimasero sempre quelli, fondati su un innato e naturale garbo, su una gentilezza e una dolcezza che evidentemente rispecchiavano la gentilezza e la dolcezza dell’animo, sulla necessità quasi di dover sempre dire grazie, a tutti!
Avemmo più occasioni di incontro tra di noi, ma ne ricordo in particolare una, in piena estate, … ero appena salito da mare dove ero andato a trovare mia madre e Lina, la mia prima suocera …, forse neppure mi ritrovavo spiccioli o soldi in genere, ma avevo una teglia in alluminio di un favoloso riso al forno con carne, di cui Lina mi aveva fatto dono per il pranzo, una volta che fossi rientrato a Ragusa!
Anche a seguito degli eventi che erano accaduti in quegli anni, era quello un periodo in cui io, da sempre divoratore di carne preparata in tutti i modi e in tutte le salse, non riuscivo quasi più a ingerirne, mi facevano pena gli animali, più che altro non sopportavo l’idea della loro sofferenza.
Pensai, quindi, di cedere la teglia a lui, così magro, così piccolino …
Ricordo ancora il suo sguardo, un misto di perplessità iniziale, di curiosità nello scoprirla, di commozione quasi nel vederne il contenuto, … di piacere nell’assaporarne il contenuto!
Negli ultimi anni in cui lavorai in Via Di Vittorio, più sopra del carcere, ogni mattina intorno alle sette e mezza, percorrendo in auto il tratto iniziale di Via Fieramosca per poi proseguire lungo Via Professore Malfitano e Via Giorgio La Pira, era un appuntamento quasi quotidiano che lo incrociassi salire a piedi con la sua andatura dinoccolata, in abiti chiaramente usati ma puliti e decorosi, la barba scura, lo sguardo sempre sereno e direi quasi felice, di una serenità contagiosa, indirizzato al “suo” incrocio, al “suo” semaforo tra Via Fieramosca e Via Germania!
Immagino uscisse al mattino da un qualche centro che lo ospitava e in cui avrebbe fatto poi rientro la sera.
Poi, all’improvviso, nel condiviso dolore dei più, si seppe che una sera, probabilmente intorno alla mezzanotte tra il 24 e il 25 settembre del 2018, dovette essere investito lungo il “suo” tratto di strada da un automobilista che pensò bene di non fermarsi a soccorrerlo.
Il suo corpo agonizzante fu notato da alcuni ragazzi che chiamarono i soccorsi, invano!
Aveva 62 anni.
Non ho mai saputo il suo nome!