L’estate del 1960 è ricordata per le manifestazioni in tutta Italia e per l’efferata violenza delle forze dell’ordine, nella breve ma drammatica esperienza del governo Tambroni, monocolore democristiano con l’appoggio esterno del MSI.
Tra i tanti, gli scontri di Genova del 30 giugno, con centinaia di feriti.
La strage di Reggio Emilia del 7 luglio in cui, durante una manifestazione sindacale, furono colpiti a morte cinque operai, Ovidio Franchi di 19 anni, Lauro Farioli di 22 anni, Afro Tondelli di 36 anni, Emilio Reverberi di 39 anni, Marino Serri di 41 anni.
La strage di Palermo dell’8 luglio, in cui caddero Giuseppe Malleo di 15 anni, Andrea Gangitano di 19 anni, Francesco Vella di 45 anni, Rosa La Barbera di 53 anni, quest’ultima colpita mentre chiudeva, impaurita, le imposte di casa.
I disordini di Catania dello stesso 8 luglio in cui, tra Via Etnea e Piazza Stesicoro, venne ucciso il ventenne Salvatore Novembre di Agira, in provincia di Enna, giunto quella stessa mattina a Catania per cercare lavoro. Colpito alla gola, venne lasciato agonizzante sul selciato per un’ora, senza che si consentisse di soccorrerlo.
Meno noti e ricordati i fatti di Licata del 5 luglio; le proteste di un’intera popolazione contro l’emigrazione forzata, l’analfabetismo diffuso così come la tubercolosi e il tracoma, contro la perenne carenza d’acqua per i continui guasti all’Acquedotto Consorziale Promiscuo “Tre Sorgenti” risalente al 1916; lo sciopero generale proclamato contro condizioni di vita ed economiche indegne di una nazione evoluta, ma incapace di tutelare anche le sue componenti più deboli.
Guidato dal sindaco democristiano Angelo Cestelli, al grido “Vogliamo pane!”, il corteo mosse in direzione della stazione, dove la manifestazione assunse connotati di protesta anche violenta, con l’occupazione dei binari, una violenta sassaiola contro le forze dell’ordine intervenute per disperdere i manifestanti e ristabilire l’ordine, un’auto della polizia data alle fiamme.
Altrettanto dura la fu risposta delle forze dell’ordine!
Come riportò, a tutta prima pagina, il quotidiano L’ORA nella sua edizione del 7 luglio, «I mitra crepitarono e poi fu la tragedia. La folla dapprima arretrò terrorizzata, poi un commerciante inerme fece il gesto di lanciarsi contro le armi puntate della polizia. “Non lo lasciamo solo!” si gridò mentre l’uomo stramazzava al suolo ucciso».
A rimanere a terra, colpito a morte, Vincenzo Napoli, di soli 24 anni, che pare fosse intervenuto a difesa di un bambino bloccato a muro e picchiato.
Su quella pagina oscura di quel lontano giorno di oltre sessant’anni fa, mai fu fatta piena luce e la vicenda fu rapidamente archiviata.
Forse qualcuno, tra i più anziani, ricorda a Licata quel giorno. Forse qualcuno si ricorda ancora di un giovane nel pieno della sua vita, stroncato a soli ventiquattro anni.
Di certo, non credo che mai degna commemorazione gli sia stata dedicata!