Cercando in rete notizie su Sibilla Sormella, o di Solimella, si trova poco, davvero poco!
Troppo poco, per essere lei stata, forse, il vero grande amore di uno dei più grandi e amati sovrani della storia, Federico III di Sicilia, prima che questi sposasse, nel 1302, Eleonora d’Angiò, avuta in dote nell’ambito delle trattative che portarono alla pace di Caltabellotta, il 31 agosto del 1302, e alla fine della guerra del Vespro.
Le uniche informazioni di un certo dettaglio, ma solo fino a un certo punto della sua vita, sono reperibili su Wikipedia, la grande enciclopedia online, e in qualche sito straniero che riporta sostanzialmente le stesse poche cose.
La nobildonna catanese Sibilla Sormella, coetanea di Federico, sarebbe nata intorno al 1273 da Siro di Solimella e Ilagio, o Ilagia, di Santa Sofia, quest’ultima figlia di Riccardo Tommaso di Santa Sofia e Maria di Ragusa, forse Marisa Surdo, nonché discendente di Federico II di Svevia, re di Sicilia come Federico I.
L’amore tra Federico e Sibilla era certamente già sbocciato nell’estate del 1291, allorché il futuro sovrano venne inviato in Sicilia dal fratello Giacomo II d’Aragona, il Giusto, re di Sicilia come Giacomo I, e continuò ben oltre il 15 gennaio del 1296, data in cui il Parlamento siciliano, riunito al Castello Ursino di Catania, lo nominò re “Fridericus tercius Dei gratia rex Siciliae” in sostituzione del fratello Giacomo, reo di aver sottoscritto il trattato di pace di Anagni, voluto da papa Bonifacio VIII, che prevedeva la ritirata degli aragonesi e la cessione della Sicilia agli Angiò.
Dalla loro relazione nacquero cinque figli, tre maschi e due femmine:
– Alfonso Federico, nato intorno al 1294, di fatto il primogenito di Federico III e, tra gli altri titoli, conte di Gozo e di Malta;
– Orlando, nato intorno al 1296, barone di Avola;
– Isabella, nata intorno al 1297, andata in sposa a Raimondo di Perralta, conte di Caltabellotta;
– Eleonora, nata intorno al 1298, andata in sposa a Giovanni di Chiaramonte, conte di Modica;
– Sancho, nato intorno al 1300, barone di Militello.
Si ipotizza, inoltre, che la loro relazione possa essere durata fino all’estate del 1302, allorché Federico III accettò di sposare Eleonora, figlia dell’odiato angioino Carlo II, lo Zoppo.
Da questo momento in poi, null’altro si sa di Sibilla e non se ne conosce neppure la data di morte o il luogo di sepoltura.
Fin qui, le informazioni comunemente reperibili in rete!
Per la grande passione che nutro nei confronti di Federico III, il mio Re!, passione inculcatami dal professore Corrado Mirto, l’accademico di fama mondiale, riconosciuto come il massimo esperto di storia del Vespro e, nel contempo, la persona di grande semplicità e immensa umanità che mi onoro di portare nel cuore tra le frequentazioni a me più care, … per questa grande passione, quindi, mi è parso doveroso, seppur nel mio dilettantesco e infinitamente piccolo, provare a cercare di più, scavando in siti di genealogia, per certi versi a me incomprensibili, e leggendo tra le righe di articoli e studi a prima vista non pertinenti.
E qualcosa ho trovato, arrivando persino a provare un’emozione quasi infantile! Potrei dire che, per un lungo momento, non sono stato nella pelle!
Mi sono imbattuto, infatti, in un articolo in lingua inglese del 1999 del professor Stanley Fiorini dell’Università di Malta, Sibilla d’Aragona and the foundation of the Saqqajja benefice on Gozo, in Melita historica Ser. NS, vol. 12 (1999) p. 367-372, nel quale si riferisce che è ben noto come il beneficio ecclesiastico dell’Annunciazione della Vergine a Gozo, conosciuto anche come Tas-Saqqajja, sia stato istituito da Sibilla d’Aragona.
Il beneficio ecclesiastico era un istituto giuridico, una prebenda, risalente al feudalesimo, che prevedeva la concessione ai chierici, in usufrutto, di proprietà fondiarie e immobiliari che, alla loro morte, sarebbero tornate alla Chiesa.
L’articolo del professor Fiorini si riferisce, in particolare, all’attuale cappella dedicata all’Annunciazione di Nostra Signora che si trova all’ingresso di Lunzjata, concessa il 12 novembre del 1372 in beneficio a Don Bartholomeo Axac, alla morte del predecessore Don Pietro de Barba che potrebbe essere stato il primo o secondo beneficiario.
Smontando le teorie di altri suoi colleghi che, male interpretando la datazione degli eventi, avrebbero voluto tale Sibilla d’Aragona figlia di Guglielmo, a sua volta figlio illegittimo di re Federico IV, nipote di Federico III, ovvero direttamente figlia illegittima di Federico III, il professor Fiorini, sulla base di quanto riportato in una successiva concessione del 1472, “Madonna Sibilla de Ulmella amasia di quondam re Fridericu”, dimostra che tale Sibilla, impropriamente chiamata d’Aragona, altri non era, in realtà, che la stessa amante giovanile di Federico III di Sicilia!
Il cognome di Sibilla, quindi, viene riportato come Ulmella, mentre l’appellativo d’Aragona sarebbe impropriamente derivato dall’associazione al sovrano. In una pubblicazione risalente al diciassettesimo secolo sarebbe per la prima volta comparsa, invece, la variante Sormella.
Sia la concessione del 1472, sia la pubblicazione del Seicento, inoltre, si sarebbero limitati a ricopiare da documenti precedenti un cognome non familiare, con inevitabili deformazioni.
Il professor Fiorini riferisce anche di un più recente ritrovamento, presso la Biblioteca Vaticana, del cognome Solmella, che rimanderebbe al più comune Olivella, o de Olivella, riferibile all’omonima cittadina catalana. Le forme Ulmella o Olmella, Sormella, Solmella o Solimella, quindi, altro non sarebbero che progressive varianti, deformazioni, linguisticamente spiegabili, dell’originario cognome della famiglia di Sibilla, Olivella o de Olivella.
Lo stesso nome Sibilla deriverebbe da Seville, Sivilla, Siviglia, secondo la comune usanza medioevale di chiamare le donne coi nomi di paesi e città.
Ma perché Sibilla si sarebbe trovata a Malta, o a Gozo?
Riportando la presenza a Malta, in qualità di milite castellano e perlomeno tra il 1316 e il 1320, di Arnaldus de Solimella, l’Arnaldo di Solimella fratello della Sibilla amata da re Federico III, e di tale Skius de Solimella, il professor Fiorini ipotizza che, dopo il matrimonio di Federico con Eleonora d’Angiò, si sia probabilmente ritenuto più conveniente allontanare Sibilla, garantendole un soggiorno sicuro e agiato, una sorta di buen retiro insomma, insieme ad alcuni familiari fedeli alla corona.
In considerazione di un’aspettativa di vita media di 60, 65 anni, il professor Fiorini ritiene anche che Sibilla non sia sopravvissuta di molto a Federico, morto il 25 giugno del 1337, dopo oltre quarantun anni di regno, nel convento dei Cavalieri di San Giovanni, tra Paternò e Catania.
Il beneficio ecclesiastico dell’Annunciazione della Vergine a Gozo, quindi, potrebbe essere stato istituito negli ultimi anni di vita di Sibilla, o addirittura inserito nel suo testamento, e datato entro la prima metà del Trecento. Al riguardo, mi parrebbe significativa una datazione a quel 1347 che più d’una volta ricorre nei documenti citati dal professor Fiorini, per quanto lo stesso sembri non soffermarvisi più di tanto.
Riterrei verosimile, infine, che Sibilla sia stata sepolta a Malta o a Gozo e che la successione degli eventi, così come esposti, spiegherebbe anche il perché di lei si siano definitivamente perse le tracce, a partire dall’inizio del Trecento.
Non saprei dire con certezza quanto corrette siano le ricostruzioni dei fatti sopra riportate, o le stesse mie considerazioni finali, sebbene il tutto mi sembri poggiare su buone fondamenta.
Mi piace pensare, però, che il professore Mirto sarebbe stato fiero del mio amatoriale e improvvisato cimentarmi in ricostruzioni storiche che riguardano, seppure stavolta indirettamente, una figura a entrambi assai cara, e che amorevolmente perdonerebbe ogni errore o castroneria che potrei aver scritto!
A N T U D U !
(alla siciliana, come mi hanno insegnato Pippo Scianò e Corrado Mirto, con la U finale al posto della O, espressione formalmente inesatta ma più vera e vicina al modo di esprimersi di un popolo fiero nei secoli, ma forse un po’ digiuno di Latino!)