Che nella mia famiglia ci fossero dei buoni bevitori, non è storia nuova!
Pare che mio nonno materno, di ritorno dalla campagna, non si sedesse a tavola in mancanza della brocca del vino e almeno due dei suoi tre omonimi nipoti abbiamo preso in parte le sue abitudini, sebbene non in forme così categoriche o estreme.
A distanza di oltre quindici anni, ancora oggi il caro, fraterno amico Giorgio mi rinfaccia, di certo scherzosamente, di avergli svuotato la cantina!
In un lungo semestre legato a tristi vicende familiari, trascorsi quasi tutti i sabati sera a casa sua a Mozzo, vicino Bergamo, lui ragusanissimo, anzi … “mazzariddaru”, trasferitosi da bambino con la famiglia e da anni sposato con la splendida Patrizia.
Concludevamo la serata con qualche dito, in verticale, di grappa!
La ditta per cui lavorava allora aveva uno stabilimento in Ungheria. Accadeva spesso, quindi, che uno degli autisti portasse, al rientro, dell’ottima birra magiara in caratteristiche lattine da mezzo litro e della favolosa grappa alle pere.
A detta di Giorgio, ne facevo fuori una bottiglia al colpo!
Rientrato a Ragusa, conservai per un certo tempo l’insana abitudine di bere smodatamente. Due, tre bottiglie a settimana di incerta grappa, procurata in supermercati a basso costo.
Finché in una calda e umida serata di giugno, tutti insieme in pizzeria in compagnia del mio maestro hanshi Costa, in visita a Ragusa per un’occasionale e intensa seduta di lezione e allenamento, … dapprima un’intera bottiglia di vino, poi della birra insieme agli altri, infine una bottiglia pressoché intera di grappa mi accompagnarono poco dolcemente verso il fondo …
Finì così, miseramente, il mio insalubre connubio con l’acquavite di vinaccia fermentata e con i distillati in genere, con occasionali eccezioni per whisky, bourbon whiskey e relativi cocktail, Boulevardier e Sour in primis.
Poi, casualmente, in uno dei tanti e inconcludenti zapping serali, mi imbattei in quell’episodio di una piacevole serie, la cui prima televisiva era casualmente andata in onda il giorno di un mio compleanno e in cui il protagonista, interpretato da Filippo Timi, era l’appassionato e geloso bevitore di una particolare bottiglia di rum, mai nominata.
Bevanda spiritosa a me sostanzialmente ignota e la cui unica esperienza risaliva all’occasionale assaggio di cocktail quali Mojito, il suo cugino stretto Daiquiri, Cuba libre, l’episodio mi incuriosì e mi invogliò così tanto che decisi di documentarmi e saperne di più.
Iniziarono così dapprima una vorace ricerca in rete, poi gli assaggi al bar, quindi l’acquisto di qualche bottiglia al supermercato e la progressiva ricerca di prodotti un po’ più particolari nelle enoteche.
Mi affascinarono innanzitutto le origini umili, coloniali, l’utilizzo da torcibudella che del fermentato di melasse facevano gli schiavi nelle piantagioni caraibiche di canna da zucchero; la marineria britannica e il grog; l’epoca del proibizionismo, i rum runners e gli speakeasy americani; il rum Caroni e l’incredibile ritrovamento, da parte di Luca Gargano nel 2004, di centinaia di barili contenenti un distillato di qualità eccezionale, all’interno di un vecchio e derelitto stabilimento abbandonato.
Poi la varietà di aromi, di colori, di intensità senza pari; la variegata libertà di crearlo e di intenderlo, il rum stile inglese, il ron spagnolo, il rhum e l’AOC francesi; il riutilizzo umile di materiali altrui, che fossero alambicchi o colonne di distillazione, o botti rigenerate di quercia bianca americana ex bourbon, o di rovere Limousin, o botti ex sherry, ex Armagnac, ex Madeira.
Volli continuare con la degustazione, lo studio e l’approfondimento, da autodidatta e seguendo corsi, fino a conseguire dapprima la qualifica di Rum Taster; poi, in tempi recenti, quella di Advanced Rum Taster, da semplice appassionato e senza alcun fine professionale o che altro, per il mero piacere di saperne di più, di riuscire a degustare meglio e più consapevolmente una bevanda spiritosa e speciale, di apprezzare appieno, in sostanza, il fascino che viene fuori da … “un mondo a sé stante”, come mi piace definirlo!